Il futuro dell’evoluzione culturale, ambientale ed economica in tema rifiuti urbani e industriali
Quello dei rifiuti, urbani e industriali, è un tema caldo, con molti risvolti e una grande importanza soprattutto nell’attuale scenario ambientale, energetico, economico. È dunque molto interessante analizzare come sia cambiato l’approccio negli anni e quali prospettiva riserva per il futuro.
Fino a qualche decennio fa non c’erano la raccolta differenziata e il riciclo su larga scala: soltanto il 20% dei rifiuti veniva recuperato, l’80% finiva in discarica. Del resto, per quanto ci fosse la consapevolezza della rilevanza del riciclo di materiali come alluminio, Pet, carta, vetro, polistirolo e del problema di impatto ambientale dell’accumulo di rifiuti (pensiamo al polistirolo, per citare un esempio, che nel terreno non si degrada ma nel tempo si frantuma in minuscole particelle inquinanti), non c’era una visione di gestione e smaltimento ecosostenibile.
Non c’erano i sacchetti in materiale compostabile e circolavano in abbondanza oggetti d’uso comune come le schede telefoniche destinate a contaminare l’ambiente per millenni.
Quel tempo l’abbiamo lasciato alle spalle. Abbiamo capito che rischiamo di morire degli scarti che produciamo. L’abbiamo capito soprattutto in Italia, la migliore in Europa per capacità di riciclare e valorizzare i rifiuti.
Ne parliamo con Roberto Traldi della Ferro e Metalli di Galliate, le cui scelte di sostenibilità sono il cuore dell’attività aziendale e anche dei suoi valori: con il lavoro di recupero, cernita e trasporto rifiuti non pericolosi, è impegnata proprio nella direzione fondamentale di destinare meno possibile alla discarica.
«Oggi in Italia viene recuperato il 79% dei rifiuti quindi abbiamo letteralmente invertito in modo virtuoso il dato di un trentennio fa. Siamo davvero i migliori d’Europa. Noi di Ferro e Metalli siamo peraltro perfettamente in linea con questo trend, a conferma di una sensibilità e di una concezione che via via si sono radicate. Possiamo e dobbiamo continuare su questa strada ma è significativo che a fronte di una produzione media annua di 308 kg di rifiuti per ogni italiano, uno statunitense o un danese ne producano circa 800 kg. Vuol dire che noi consumiamo e sprechiamo meno.»
Cosa rende peraltro così attuale e fondamentale l’argomento rifiuti?
«Il problema dell’inquinamento, l’indispensabile rispetto di risorse che non sono illimitate e -ora più che mai- la grande questione energetica. Abbiamo fatto veri salti avanti, siamo passati dalle discariche che bruciavano rifiuti ai termovalorizzatori che li trasformano in energia. Oggi dobbiamo spingere con forza in questa direzione. Potenziare i moderni e sicuri termovalorizzatori vuol dire andare sempre più a ridurre il volume dei rifiuti e produrre la tanto necessaria energia termica che può generare elettricità o alimentare impianti di teleriscaldamento.»
L’attenzione di Ferro e Metalli alla minuziosa divisione dei materiali per ottimizzare il recupero rispecchia una tendenza che pone l’Italia al vertice della catena globale dell’economia circolare: «Bisogna lavorare a sistemi per produrre gomme e plastiche biodegradabili dai rifiuti alimentari (come la plastica bio ricavata da scarti urbani e di lavorazioni agricole). In Italia gli esempi illuminati e illuminanti sono molti e si dimostrano efficaci, efficienti, lungimiranti.»
La questione energetica, ben sottolineata da Roberto Traldi, forse può davvero trovare interessanti risposte nella vision italiana del recupero e del riciclo sostenibile.
Irene Spagnuolo