Dino De Santis (Presidente di Confartigianato Torino): “a luglio
ulteriori rincari energia e gas (+55%), materie prime “impazzite”. Il
settore alimentare lavora in perdita per non chiudere. Azzerare IVA per
tutti i prodotti alimentari nel DL aiuti”
Gli oltre 6.500 laboratori artigiani piemontesi, che occupano circa
25mila addetti (alimentari vari, birrifici, caseari, cioccolatieri,
gelatieri e pasticceri, lavorazione carni, molitori, panificatori,
pastai e ristorazione) lanciano l’allarme: se va avanti così si rischia
la chiusura.
“Molti i fattori che preoccupano la filiera del food – denuncia Dino De
Santis, Presidente di Confartigianato Torino – Quello che crea più
angoscia, in questo momento è sicuramente il rincaro del costo
dell’energia: elettricità e gas. Dopo una crescita, da inizio anno che
ha già più che raddoppiato i nostri costi, nel solo mese di luglio le
nostre analisi nazionali stimano un ulteriore aumento del 55%: una cosa
mai vista prima”.
Le attuali quotazioni dei prezzi alla borsa elettrica preannunciano,
infatti, un forte incremento della bolletta elettrica nel mese di
competenza luglio rispetto al mese precedente. Per dare un ordine di
grandezza, se prendiamo ad esempio un’azienda che consuma circa 10.000
kWh in un mese, se sulla competenza di giugno (fattura ricevuta a
metà/fine luglio) ha sostenuto un costo di 2.700 euro come spesa pura
di vendita (senza comprendere le perdite di rete, il dispacciamento, le
spese di trasporto, le spese per oneri, e le imposte), sui medesimi
consumi è presumibile che a luglio (fattura che riceverà a metà/fine
agosto) andrà a spendere 4.200-4.300 euro.
“A questo, ovviamente-prosegue De Santis-va aggiunto, ed è sotto gli
occhi di tutti, un aumento continuo dei prezzi delle materie prime:
farina (+85%), burro (80%), olio girasole (40%), marmellate e cioccolato
(+20%). Cosa comporta tutto ciò? La difficoltà a mantenere gli attuali
livelli occupazionali e a mantenere in vita le imprese. Non si possono
infatti scaricare tutti questi aumenti sul prezzo del prodotto finito.
Che sia pane, pasta, dolciumi ma anche salumi, formaggi, conserve, birra
etc. oramai le nostre imprese lavorano in perdita per mantenere il
rapporto con i clienti.”
“Ci sono centinaia di imprese a rischio chiusura, la situazione è grave
e all’orizzonte c’è un autunno davvero difficile-continua De Santis-.
L’intera filiera alimentare artigiana regionale -che per inciso dà
lavoro a quasi 25 mila persone- è ad un passo dal baratro”.
“Un vero peccato-sottolinea De Santis- perché il settore
dell’alimentazione artigianale stava uscendo in qualche modo bene dalla
crisi del Covid nel senso che la clientela stava dimostrando attenzione
all’importanza di consumare alimenti locali, di qualità, fatti con
materie prime garantite, made in Italy, certificate”.
Il rischio poi è che a partire dai prodotti alimentari si crei un
effetto domino che scateni ulteriormente l’inflazione.
“Per ora, al banco ci possono essere sì dei rincari, ma sono lievi e
siamo convinti che non si rinuncerà al prodotto di qualità artigiana –
continua De Santis – ma quanto sarà disposto a pagare il cliente medio?
Serve un intervento sull’intera filiera, altrimenti fra poco
sopravviverà solo la grande distribuzione”.
“Serve una duplice azione -conclude De Santis-. Primo bisogna
proseguire e, se possibile, aumentare i ristori per le bollette,
rendendole meno pesanti sulle nostre aziende. Secondo confidiamo nel DL
Aiuti che, come anticipato dal Ministro Brunetta, potrebbe contenere
l’azzeramento del 4% di Iva che grava sui nostri prodotti”.