HomeFlash NewsConflitto Russia-Ucraina. Preoccupazione per l’export del Piemonte

Conflitto Russia-Ucraina. Preoccupazione per l’export del Piemonte

Il Piemonte nel 2013 (I e III trim) si posizionava al quarto posto come regione più presente nel mercato russo, con oltre 600 milioni di euro di merci vendute. E ha registrato un calo tra il 2013 (I e III trim) ed il 2021 (I e III trim) di circa 11milioni di euro (-1,8%).

L’export agroalimentare piemontese verso la Russia vale 156 milioni di euro

Dino De Santis (Presidente di Confartigianato Torino): ”Sono queste le nuove “pandemie economiche” a cui si deve dare una risposta. Il sostegno del Governo è determinante”

“Qualsiasi sia lo scenario che si svilupperà ai confini tra Ucraina e Russia, l’Italia deve prepararsi ad un anno molto complesso: l’aumento del prezzo delle materie prime farà inevitabilmente salire i costi di produzione delle attività manifatturiere, con danni durissimi da sopportare soprattutto per le micro e piccole imprese.”La preoccupazione è di Dino De Santis, Presidente di Confartigianato Torino.

A gennaio l’ISTAT ha certifiicato un aumento dell’1,6% dell’inflazione su base mensile e del 4,8% su base annua (era +3,9% solo un mese fa), incremento che porta il tasso di inflazione al 3,9%, Top dal 1996. Un valore che rappresenta un massacro per le tasche delle famiglie che, oltre ai rincari delle bollette di luce e gas, dovranno fare ben presto i conti con prezzi al dettaglio sempre più elevati con il serio rischio che i consumi, già al palo a causa della ridotta mobilità e della mancanza di turismo straniero, crollino come conseguenza del caro-vita.

Il conflitto inciderà pesantemente sull’export verso la Russia. Ricordiamo che la Russia è il quinto partner commerciale dell’Unione europea, il terzo dell’Italia, Il 3,8% dell’export italiano è verso la Russia. La produzione ucraina potrebbe essere rasa al suolo e quella russa è bloccata dalle sanzioni.

Partendo dall’export: le conseguenze del precedente conflitto russo-ucraino di otto anni fa si sono scaricate interamente sulle esportazioni verso la Russia. Esportazioni che, tra il 2013 e il 2021 ha penalizzato il made in Italy (-29,3%).  Inoltre, la Russia negli anni ha rappresentato un mercato di grande interesse specie per il manifatturiero dei settori a maggiore concentrazione di MPI .

Il Piemonte nel 2013 (I e III trim) si posizionava al quarto posto come regione più presente nel mercato russo, con oltre 600 milioni di euro di merci vendute. E ha registrato un calo tra il 2013 (I e III trim) ed il 2021 (I e III trim) di circa 11milioni di euro (-1,8%).

Numeri significativi, specialmente se si considera il fatto che oggi il Piemonte è la quarta regione in Italia per esposizione sul mercato russo con oltre 590 milioni di euro nei primi tre trimestri del 2021.

L’export agroalimentare piemontese verso la Russia vale 156 milioni di euro, ma il Piemonte lamenta anche il pericolo di perdere i 400 milioni di export (2020) in Russia di macchinari (soprattutto meccanica di precisione) e mezzi di trasporto.

“Questa guerra purtroppo inciderà negativamente su una situazione già appesantita da una grave crisi energetica, commenta Dino De Santis, Presidente di Confartigianato Torino – l’avvio dell’invasione della Russia fa lievitare i costi di gas e petrolio e assistiamo al rialzo dei prezzi delle commodities come grano e alluminio”.

“Sono queste le nuove “pandemie economiche” a cui si deve dare una risposta – continua De Santis – Il rischio di fronte a costi più che triplicati è che si traducono in saracinesche abbassate o, in un futuro prossimo, in un rincaro sul prezzo al cliente. In questi anni, inoltre, è mancata una visione politica lungimirante volta a diversificare i fornitori per quanto riguarda l’approvvigionamento di gas ed energia, voglio ricordare che circa il 45% del gas che importiamo viene dalla Russia”.

“Non è più rinviabile un piano di emergenza economica -conclude De Santis – Basta palliativi, occorre uno sforzo complessivo di sostegno strutturale e definitivo accompagnato da una forte operazione di semplificazione normativa. E’ necessario attuare una riforma strutturale della bolletta elettrica che elimini gli assurdi squilibri che mettono in crescente difficoltà i piccoli imprenditori. Insomma la stagione della pandemia non è finita è solo cambiata e non va mollata la presa. Il sostegno del Governo è determinante e non deve mancare”.

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